Last updated on Maggio 19th, 2023
Ogni parola è una vibrazione. Ciascuna delle lettere che la compongono ha una sua forma. Al nome è associata una pronuncia. Il nome è anche un simbolo e può avere più valori numerici. I grandi Maestri del passato sapevano benissimo quanto fosse determinante il Nome nella vita, quindi lo cambiavano quando una persona era destinata a svolgere un ruolo particolare, oppure quando comunque percepivano che il nome che portava non era quello appropriato per la sua vibrazione personale.
Lo studio della valenza vibrazionale dei nomi ha avuto origine presso i Caldei. Questa conoscenza si è poi diffusa all’interno di diverse civiltà mediterranee, ma soprattutto in India. Successivamente la Cabala ha fatto proprie queste conoscenze fondando la Gematria. Quest’ultima è il collegamento fra la forma e il numero. I concetti base della Gematria sono universali, ma la sua applicazione pratica funziona in modo ottimale soltanto con l’alfabeto ebraico o con quello greco. Nella Gematria le parole con uno stesso valore numerico sono collegate tra di loro attraverso una rete di legami nascosti. Tutto questo ci fa comprendere l’importanza del nostro nome.
L’alfabeto ebraico in realtà è molto più di un alfabeto, esso è composto esclusivamente da consonanti, dove ogni lettera ha una sua forma specifica e immutabile. A quella specifica forma è associata una vibrazione visiva, oltre la vibrazione visiva ogni lettera ne ha una sonora, un valore numerico e un significato. Per poter utilizzare correttamente la Gematria sarebbe necessario convertire le lettere del nostro nome utilizzando l’alfabeto ebraico, ma questa operazione non è indicata per chi non conosce l’ebraico antico. I risultati che troveremmo corrisponderebbero anche ad una specifica sequenza musicale (i numeri sono anche note). Lo stesso procedimento vale anche per le date di nascita, da cui possiamo ricavare delle parole. Queste ultime sono profondamente legate a noi. I Caldei elaborarono criteri di conversione delle lettere in numeri, tali criteri hanno poi preso la forma di una tabella, che è stata poi ripresa dagli Indiani e che funge da riferimento per le conversioni. La particolarità di questa tabella è che nessuna lettera corrisponde al numero nove (9), sacro ai Caldei e poi agli indiani. La tabella non permette però la conversione delle date in parole, in quanto le ricorrenze del 9 non trovano una corrispondenza alfabetica. Pitagora grazie ai suoi lunghi viaggi è entrato in contatto con queste forme di conoscenza. Questo gli ha permesso di elaborare una propria tabella, in cui tutti i numeri hanno una corrispondenza con le lettere, ciò per adeguare il sistema Caldeo/Indiano all’alfabeto latino e alle lingue occidentali. I Caldei avevano una visione ciclica delle cose basata sul numero 60.
In poche parole la pronuncia del nostro nome è una vibrazione. Questa frequenza ha un un peso vibrazionale sulla nostra vita, e dato che tanto più pronunciamo un nome quanto maggiore è il suo peso nella nostra vita, i soprannomi con cui le persone ci chiamano ogni giorno hanno molto più valore del nome scritto sulla carta d’identità. Perché questa vibrazione del nome ha un peso sulla nostra vita? Perché influisce sull’acqua di cui siamo composti, basti pensare che il nostro cervello è composto per il 99% di acqua. L’acqua di cui siamo composti non è formata solo di molecole di H2O ma anche di una molecola recentemente scoperta, l’H3O2. Quest’ultima si aggrega in forma plasmatica. Le molecole di acqua sono costituite da particelle cariche che continuano a oscillare. Come ha recentemente scoperto un team scientifico dell’Università di Stoccolma, l’acqua oscilla continuamente tra uno stato liquido a bassa densità a uno ad altissima densità, quasi cristallino. Tutte le molecole d’acqua emettono e assorbono campi elettromagnetici, interagendo con i campi circostanti, compreso quello umano. Il biofisico Fritz-Albert Popp ha infatti dimostrato che l’essere umano emette luce a livello cellulare sotto forma di biofotoni, portatori di informazioni. Il biochimico Masaru Emoto ha compiuto numerosi esperimenti dimostrando che le frequenze delle parole, scritte o pronunciate, influenzano la struttura molecolare dell’acqua. Il premio Nobel Luc Montagnier assieme a un gruppo internazionale di ricercatori ha scoperto che acqua e DNA “dialogano” tra di loro attraverso onde a bassa frequenza. Il bioingegnere Gerald H. Pollack dell’Università di Washington ha poi scoperto la molecola del plasma, che ricorda il nostro DNA come una specie di guaina gelatinosa. Tale molecola comunica con quella dell’acqua presente nel nostro corpo. Il nostro DNA è composto da tre molecole in ogni cellula: DNA A del passato, DNA Z del futuro e DNA B del presente. Tutti questi tre DNA sono avvolti nel plasma. Dato che l’acqua recepisce le informazioni vibrazionali delle parole e delle intenzioni, ogni volta che diciamo o ascoltiamo il nostro nome interagiamo con le cellule del nostro organismo, con il nostro DNA e con il nostro cervello. Dunque avere un buon nome può influenzare la nostra vita arrivando a riorganizzare le nostre cellule e in particolare il DNA B, ovvero il DNA operativo che è meno stabile rispetto a quello A (antico) ed è “suscettibile di modifiche”.
La Numerologia è la scienza antica che ha studiato queste interdipendenze vibrazionali e le ha messe in opera attraverso delle prassi che hanno dimostrato di funzionare. Inoltre, è importante comprendere che nelle ricerche numerologiche i parametri di valutazione non sono quelli psicologici bensì quelli fisici e biologici. Ne consegue che il buon nome non è quello che ha un significato positivo, ma quello che ha una valenza vibrazionale che è in armonia con il nostro sistema.