Un Numero è un simbolo, una vibrazione e forme geometriche (geometria sacra in particolare e i Numeri stessi sono correlati) che mettono in connessione l’essere umano con l’universo, con altri esseri viventi e non viventi, ed anche con gli eventi. Molti scienziati e filosofi si sono occupati della Numerologia, tra questi possiamo citare Einstein, Platone e Pitagora che dissero: “Tutto quanto nell’universo è numero”. Logicamente, non essendoci nulla di isolato nell’universo, anche i numeri sono correlati con altre cose, non agiscono da soli. Anche le sequenze numeriche di G. Grabovoi creano delle sinfonie numeriche, infatti sin dall’antichità si è capito che queste sinfonie sono organizzate per ottave, da qui la relazione con la musica. C’è anche un rapporto con il tempo e lo zodiaco, che è collegato al moto della Terra rispetto al Sole e a tutti i pianeti, all’intero universo ed anche alla stessa nostra Vita in senso stretto (cioè il tempo che scorre).

Secondo la cultura indiana e cinese esistono dei ritmi e dei cicli che regolano la vita in assoluto. Anche nella Cabala c’è l’idea dei ritmi e dei cicli continui, inoltre questa ciclicità la possiamo trovare nella cultura Maya, che dà un senso dell’eterno fluire (calendario Maya, molto complesso). In questa visione non esiste la fine del mondo, ma la fine di un ciclo, che da nuovamente inizio ad un altro diverso dal precedente ma in termini di profilazione identico allo stesso (G.B. Vico – Corsi e ricorsi storici). Tra questi insiemi di numeri e la musica c’è una relazione, per esempio i Veda parlano di questa danza universale, i danzatori sono i numeri. Anche l’astrofisica con potenti telescopi ha trovato questa danza nell’universo e in alcuni casi si sono potuti registrare i suoni che arrivavano dall’universo. Secondo la tradizione Ermetica, i numeri ci permettono di scoprire tutte le cose, innanzitutto ciò che siamo, il grado di relazione che c’è fra le diverse cose che esistono e le identità fra le stesse e noi stessi. Questo facendo un’analisi Numerologica della nostra data di nascita.

In Numerologia non si deve razionalizzare perché essa è collegata alla nostra parte animica (abbastanza) che non opera in modo razionale come la mente. Ad esempio, come un cane riesce a percepire lo stato d’animo del padrone/amico umano, indipendentemente se sorride o piange, anche il nostro nome agisce in modo animico e non razionale perché oltre ad essere il nostro identificativo è anche un numero, e dietro a quel numero si nasconde una vibrazione e un significato. Quindi se mi hanno dato quel nome e ho scelto di tenermelo significa che io stesso ho accolto il vero significato che si cela in profondità.

Il numero 0 ‘zero’ è giunto da noi nel primo Medioevo, per noi 0 equivale a niente oppure, quando vogliamo far crescere un numero gli aggiungiamo gli zeri (10, 100, ecc.). In epoche antiche 1.000 era una quantità elevatissima, nell’Albero della Vita il regno è identificato con 10, noi diciamo dieci, ma per loro è l’unione fra 1 e 0 che è il tempo che corre; 0 è anche il nulla che non vuol dire ‘il niente’, ma qualcosa di differente. Tale numero noi lo rappresentiamo come un cerchio, nei testi indiani troviamo un puntino (Suma). Lo 0 indiano del 3° secolo A.D. significava l’assenza totale, il vuoto, la condizione mentale che si prova quando si arriva al Nirvana, quindi il punto indiano non è il nostro 0 perché non ha un valore numerico ma simbolico. Questo si è tramandato nella storia, infatti ancora oggi molte donne indiane a scopo ornamentale mettono un punto di colore rosso sulla fronte, che in realtà rappresenta la capacità di arrivare al Nirvana e di conseguenza diventa il simbolo del tutto, dell’intero. Il simbolo dello 0 può essere fatto risalire alla meditazione Zen e non ha niente a che vedere con il nostro 0, tra l’altro se prendiamo il nostro numero e gli mettiamo dentro il punto indiano al centro ci salta fuori l’antico simbolo del sole inteso come Dio Unico che nella nostra cultura chiamiamo il Logos Cristico.

I nostri numeri sono nati in India nel 580 D.C. , sono arrivati nella nostra cultura europea nel 1280 e in questo contesto medievale lo 0 ha acquisito subito significati diversi: ad esempio quello di essere il separatore tra i numeri positivi e quelli negativi, oppure quello dei due 0 messi l’uno di lato all’altro () che diventa il simbolo dell’infinito, successivamente è diventato ciò che è istantaneo, ovvero il Tempo 0.

Per Jung il numero è un’entità Sacra (archetipo dell’ordine fattosi cosciente), l’inconscio collettivo è un campo di energia basato su questi archetipi numerici congiunti. M. Louise Von Franz affermava:”…i valori numerici sono gli ordinatori del campo di energie dell’inconscio collettivo e quindi su questa base è possibile elaborare le caratteristiche personali, anche prevedere il futuro con una previsione probabilistica di tipo matematica”. Gli stessi fisici parlano di campo di energia unificato, conosciuto come la “Matrix Divina”, dal libro di Greg Braden. I pitagorici asserivano che tutti gli oggetti sono composti da numeri interi e che i numeri sono l’essenza dell’Universo. Lo intendevano in senso letterale perché i loro numeri erano quello che per noi sono gli atomi a livello della materia, infatti nella visione odierna la sedia è composta da atomi, che a loro volta sono costituiti da particelle subatomiche, che a loro volta danno origine a strutture più grandi dell’atomo stesso. Einstein ha detto che sono pacchetti di informazioni d’energia che generano la massa, e quindi a livello quantico anche noi siamo onde di energia in un campo energetico che è collegato ad ogni cosa dell’universo, tutto questo all’interno di un campo unificato paragonabile a un immenso oceano di possibilità. Anche Deepak Chopra definisce questo livello il “regno non locale” e lo identifica con un’intelligenza cosmica che grazie al potere dell’intenzione organizza la pura potenzialità in particelle quantiche, che formano aggregati di atomi, che infine danno luogo alle strutture fisiche coincidendo con l’inconscio collettivo descritto da Jung.

 

I Numeri ci parlano

 

Introduciamo una storia realmente accaduta che ci può far comprendere come un approccio funzionale, a quelle che sono le facoltà elaborative della nostra mente, non ci consente di determinare quelle che sono effettivamente le potenzialità dei numeri e della Numerologia. Difatti, comunicare con i numeri non è fantascienza.

Nel libro ‘L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello‘ di Oliver Sacks, un celebre neurologo e accademico britannico, documentò la vicenda di John e Michael, due gemelli di 26 anni che erano affetti da autismo la cui forma più profonda di comunicazione consisteva nello scambiarsi dei numeri primi di sei cifre. Intanto che li ascolta memorizza alcuni numeri primi di otto cifre, che poi durante l’incontro seguente lascia sagacemente cadere nel colloquio, alla meraviglia dei gemelli si accompagna una concentrazione che si tramuta in entusiasmo quando convengono che effettivamente si tratta di nuovi numeri primi. Come mai i gemelli erano in grado di riconoscere che quelli non erano numeri qualsiasi, ma erano dei numeri primi, dato che lo stesso Sacks in questa occasione aveva fatto ricorso alle famose tavole dei medesimi numeri, usando valori di ben otto cifre? Purtroppo, prima che qualcuno potesse scoprire come erano in grado di fare questo, all’età di 37 anni furono separati da medici per nulla empatici, certi che quel linguaggio numerologico intimo stesse impedendo il loro pieno sviluppo. Comunque è plausibile che utilizzassero qualche escamotage basato sul ‘Piccolo teorema di Fermat‘ per appurare se un numero fosse primo, tale procedimento è analogo a quello grazie al quale i due autistici giungono a individuare velocemente che, ad esempio, il 13 Aprile 1922 era un giovedì. Questi calcoli si basano su una particolare aritmetica detta modulare o aritmetica dell’orologio. Prima di essere allontanati l’uno dall’altro, erano arrivati a numeri di 22 cifre, parecchio più in là delle tavole dei numeri primi che noi abbiamo. I calcoli dei bambini prodigio sono inconsci e somigliano al futuro calcolo dei computer quantistici che sono in fase di sperimentazione; operano prediligendo la risoluzione più adeguata in maniera pressoché immediata tra tutte le probabilità. Con gli autistici (non tutti) si può dialogare anche con numeri e simboli.

I numeri ci parlano costantemente, ad esempio tramite le targhe, il conto del supermercato ed altro ancora, dato che l’esistenza è analogica, non logica.