TAROCCHI MARSIGLIESI

Tarocchi Marsigliesi – Arcani Maggiori

Nello specifico, gli Arcani sono nati come elaborazione numerologica dell’Albero della Vita 20.000 a.C., la simbologia dei 22 Arcani va interpretata e cosa più importante, si riferiscono a lettere ebraiche. Non a caso 22 è anche il numero delle lettere dell’alfabeto caldeo, divenuto poi quello attuale ebraico. I 22 Arcani Maggiori dei tarocchi sono una vera e propria tecnologia dell’Anima e hanno chiaramente una solida connessione con la Cabala. Sono uno strumento prezioso per l’auto indagine, non solo tramite la divinazione, ma anche attraverso lo studio e la meditazione sul loro simbolismo.

I benefici di una lettura di questa tipologia di tarocchi possono variare a seconda dell’individuo e del contesto della lettura. Tuttavia, alcuni vantaggi comuni includono l’acquisizione di chiarezza e comprensione di una situazione specifica, l’identificazione di aree per la crescita e lo sviluppo personale, e la ricezione di guida e supporto nel prendere decisioni.

 

IL MATTO: questa carta è l’unico Arcano maggiore a non essere identificato numericamente, ma ha comunque un nome. Per questo spesso è associata allo zero, la genesi. Illustra l’energia originaria senza limiti, la libertà totale, la follia, il caos o anche la spinta creatrice fondamentale. Lo zero può essere il nulla, il grande vuoto, il caos da cui viene concepito l’ordine. La scuola di Pitagora partiva dall’Uno perché il sentire greco rifuggiva dallo zero: “Tutto è, niente non è“, affermava Parmenide. Lo zero non è un Numero vero e proprio, è come la manifestazione del nulla, perché se lo si addiziona, moltiplica, sottrae e divide ad un altro Numero, non succede nulla. Il Matto simboleggia l’eterno viaggiatore che vagabonda nel pianeta senza vincoli e senza confini. A seconda può essere considerato sia un “Dio”, un essere compiuto che ormai è al di fuori di qualsiasi interrogativo e un mendicante con la mano tesa, però solo al mondo, nella preghiera che siffatto vuoto (lo 0) venga in qualche modo colmato.

I – IL MAGO O BAGATTO: fa parte del grado 1 dei Tarocchi. Per la Numerologia il numero 1 indica la Totalità in potenza. È un principio, un potenziale che non si è ancora manifestato, ma è in prospetto di iniziare. Infatti, questo Arcano rappresenta un giovane apprendista con vari strumenti sul tavolo e che impugna, dotato di talenti nascosti. Il Mago ha parecchi oggetti disponibili, deve solo incominciare ad utilizzarli scegliendo bene, ogni cosa è attuabile per lui. Comunque indica sempre un inizio, non mancano né capacità, né scaltrezza, deve solamente adoperarsi. Dal punto di vista mentale è simbolo di giovinezza, cioè di quel momento dell’esistenza dove “nulla è impossibile”, in cui non si riesce pienamente a comprendere le proprie potenzialità, ancora tanta strada da percorrere.

II – LA PAPESSA: fa parte del grado 2 dei Tarocchi. Il 2 rappresenta gestazione e raccolta. Il 2 solitamente è associato al Femminile, alla sensibilità, all’organizzazione ma anche alla passività, nel senso di quel periodo di riflessione. Infatti, la Papessa è una donna seduta, velata dal mondo e sta covando. È in una doppia gestazione, dell’uovo visibile dietro di lei e di sé stessa (volto ovale e bianchissimo). Si prepara a una schiusa. Tiene tra le mani un libro aperto, simbolo di cultura e di apprendimento. Può anche indicare isolamento, attesa, un’azione da portare a termine.

III – L’IMPERATRICE: appartiene al grado 3 dei Tarocchi. Il 3 suggerisce una fioritura, un atto o progetto iniziale, un’esplosione. È il movimento primario, tipo il pulcino che esce dall’uovo. L’imperatrice infatti guarda verso il futuro e l’azione mentre regge un elemento di potere (lo scettro), e sfoggiando uno stemma in cui si può vedere un’aquila d’oro. Di solito l’Imperatrice richiama la creatività femminile, una donna piena vitalità e pronta a oltrepassare i limiti. È ovviamente una donna di potere, che sta imparando a governare ed imporsi, indulgente ma anche capace di spinte dominatrici. Se vige un blocco sarà una persona incapace di amare e magari anche di agire. Limitata nella sua espressività, sarà allora insoddisfatta, venale, piena di amarezza.

IIII – L’IMPERATORE: fa parte del grado 4 dei Tarocchi. Raffigura ciò che è attaccato al materiale, colui che trova stabilità in una sicurezza tangibile. L’azione si consolida. Il Numero 4 rappresenta la materia in molte tradizioni Numerologiche, è anche il Tetragramma sacro, le quattro lettere ebraiche che compongono il nome di Dio per la Cabala ebraica. Il personaggio può essere visto come seduto o al contrario in piedi, comunque stabile e pronto ad agire se ce ne fosse bisogno: è la forza in pausa, dato che ha consolidato il proprio potere. Spesso questa carta può anche simboleggiare la figura del padre o un compagno stabile e protettivo, una famiglia equilibrata. A questa carta sono collegate anche questioni di stabilità finanziaria. Rimanda all’opportunità di diventare padroni della propria vita materiale, di prendere le redini di qualcosa che assicuri la propria tranquillità economica. Se vige un blocco può significare una visione eccessivamente materialista della vita, un attaccamento al potere, all’ordine e alla disciplina deleterio, la totale incapacità nell’accogliere il prossimo, paternalismo o giudizio oltremisura.

V – IL PAPA: appartiene al grado 5 dei Tarocchi. Raffigura la manifestazione di un nuovo ideale. Il Papa è un legame tra due mondi (Pontefice), quello materiale e quello spirituale. Rappresenta il punto d’incontro degli opposti, quindi è uno spazio di circolazione fra poli diversi che possono comunicare tra di loro. Il Papa è un grande Maestro, un iniziatore, un padre, una guida che ci indica una meta. Dopo la raccolta della Papessa che prepara la nascita, l’esplosione senza un fine dell’Imperatrice e la fermezza dell’imperatore, il Papa apporta un ideale. Pur permanendo nella materialità, denota un percorso verso la dimensione appunto ideale. In negativo può significare: avarizia, bramosia, padre abusivo, falso maestro ed egocentrico.

VI – L’INNAMORATO: appartiene al grado 6 dei Tarocchi e rappresenta il piacere e la bellezza. L’innamorato celebra la ricchezza della relazione affettiva tra gli esseri umani. Vediamo diversi personaggi: tre persone e l’angelo, e se vogliamo due entità che sono il sole e la terra. Chi è dunque tra di loro l’innamorato? Quello centrale o quello a sinistra? Oppure è il Cupido che punta la freccia? Questa carta, insieme alla Torre, è uno degli arcani più enigmatici. Il 6 nell’alfabeto ebraico viene associato alla lettera Vav, “il chiodo” che rappresenta l’unione. La sfumatura prevalente di questa carta ha a che fare con la vita emozionale. Questo è il motivo per cui è così ricca di contenuti ambigui, le si possono attribuire molteplici interpretazioni che a un certo punto diverranno tutte veritiere. Questo arcano ci esorta a farci delle domande sul nostro stato emotivo: come procede la vita affettiva/sentimentale? Siamo in pace o viviamo in ostilità con qualcuno? Facciamo quello che ci soddisfa? Quale posto occupa l’amore nella nostra vita?

VII – IL CARRO: appartiene al grado 7 dei Tarocchi, è simboleggia un’attività al Servizio dell’umanità. Il 7 è un’azione nel mondo, basata sulla gioia e la voglia di mettersi in gioco. Il Carro rappresenta dunque l’azione per eccellenza a tutti i livelli, su sé stessi e su ciò che ci circonda. A differenza dell’Imperatrice, che indica un’esplosione senza uno scopo preciso, il Carro sa esattamente dove va e rievoca la ricerca alchemica, materializzazione dello spirito e spiritualizzazione della materia. Le maschere sulle sue spalle potrebbero significare il passato e il futuro. Il Carro viene frequentemente considerato come un conquistatore o un amante trionfante. Talvolta annuncia un viaggio. È una carta che procede verso il trionfo. I rischi sono la leggerezza e l’irremovibilità del conquistatore che non si pone interrogativi circa la validità del suo cammino. Il Carro spinge sempre a porsi dubbi sui mezzi che si adoperano per agire su se stessi e sul mondo.

VIII – LA GIUSTIZIA: fa parte del grado 8 dei Tarocchi, è sta ad indicare il compimento. È l’apice della serie dei numeri pari, l’8 raggiunge il livello in cui non c’è nulla da aggiungere né nulla da togliere. Nella numerologia dei Tarocchi è anche il doppio del 4, quindi un doppio quadrato: stabilità nella materialità e nella spiritualità. Simbolo della completezza, la Giustizia con la sua bilancia, riequilibra la nostra vita. Ma equilibrio e compimento non sono sinonimi di simmetria. Così come l’arte sacra medievale dei costruttori delle cattedrali ripudiava la simmetria reputandola qualcosa di demoniaco, la carta della Giustizia è strutturata in maniera asimmetrica. Ci sollecita a rimpiazzare una pretesa non umana, la perfezione, con il concetto di eccellenza che consente all’azione di essere energica. Si tratta principalmente di fare giustizia a noi stessi, di regalarci quello che ci meritiamo.

La Giustizia può essere considerata come l’affermazione del nostro Dio interiore che ci pressa a una valutazione schietta: ci rendiamo giustizia? Siamo benevoli verso noi stessi e verso gli altri? Questa carta simboleggia un archetipo femminile che però spesso si presta a definizioni proiettive. Può rammentare una figura materna soffocante. Rivela talvolta una necessità di perfezione così forte da influenzare il consultante quando cerca di concretizzare qualsiasi impresa, impedendogli in anticipo di compiere sbagli, e quindi di operare. La Giustizia rimanda anche alle istituzioni (giustizia, tribunale, amministrazioni) le cui disposizioni sono inoppugnabili e provocano la paura della punizione. In positivo, le sue qualità di equilibrio, la sua spiritualità, le sue idee chiare sulla realtà potranno essere fedeli alleate. La Giustizia ci insegna a discernere ciò che ci fa bene da ciò che ci fa male.

VIIII – L’EREMITA: con questo Arcano accediamo al grado 9 dei Tarocchi. Il Numero 9 annuncia una fine e un principio insieme. Per comprenderlo meglio, basta visualizzare il suo movimento tra la carta de La Giustizia 8 e La Ruota della Fortuna 10. Vediamo così l’Eremita abbandonare l’arcano 8, camminando di spalle, verso la fine del primo ciclo decimale e l’inizio di un nuovo ciclo. Allontanandosi dall’8 esce da uno stato di perfezione, lo abbandona ed entra in crisi. L’Eremita termina attivamente il suo rapporto con l’antico mondo e diviene reattivo nei confronti di un futuro che non conosce. A differenza del Papa, che tendeva un ponte verso l’ideale ben sapendo dove dirigersi, L’Eremita fa un passo verso l’ignoto. In questo senso rappresenta sia la massima saggezza sia uno stato di decadenza. La lanterna che tiene in mano potrebbe essere un simbolo di conoscenza, la solleva illuminando il passato come un uomo pieno di esperienza, un saggio o un terapeuta. Questa carta molte volte rappresenta una crisi, un mutamento necessario che va affrontato. Può suggerire l’assistenza di un maestro, di un terapeuta, di un iniziato o di una guida. Ma nella crisi, l’Eremita può rinnovarsi come perire. Può riferirsi alla solitudine e al declino, specie se in posizioni di blocco, un vagabondo o anche un alcolizzato. Può rappresentare un padre assente, introverso, distante o scomparso. Per il consultante rimanda anche alla solitudine interiore, al luogo segreto in cui si prepara il cambiamento spirituale.

X – LA RUOTA DELLA FORTUNA: con questo Arcano concludiamo il primo ciclo decimale. La forma circolare e a manovella indica il suo significato principale: la fine di un ciclo e l’attesa della forza che metterà in movimento il successivo. Più di qualunque arcano maggiore, La Ruota della Fortuna è evidentemente orientata verso la chiusura del passato e l’attesa del futuro. La Ruota ci ricorda l’eternità, è una carta misteriosa, che si presta a molteplici interpretazioni. Ci può essere qualcosa che muove questa ruota e qualcosa che la blocca. Può svelare in quale momento dell’esistenza ci troviamo, se si è concluso o cominciato qualcosa, o se stiamo frenando qualcosa. È il ciclo della morte e della rinascita in senso lato, la ruota del karma, l’astrologia, o persino la ruota della lotteria.

XI – LA FORZA: è il primo arcano della seconda serie decimale; è quella che apre un percorso verso il lavoro interiore e alle energie inconsce. L’insegnamento della Forza è che il lavoro della coscienza passa prima di tutto attraverso il legame con le caratteristiche animali. La Forza ci mostra che nel rapporto con l’istintività vengono messe in gioco questioni essenziali e questo tratto di noi stessi non può essere messo da parte o soffocato, ma neppure analizzato alla cieca. Sarà la lettura nella sua interezza, a palesare se questo arcano sta provando a fermare l’animale oppure sta provando ad esternare il suo valore creativo con intelletto spirituale. La Forza rimanda all’avvio di un compito o di una fase della vita colmo di istinto e inventiva. In negativo può significare un problema di origine sessuale o l’affiorare di una richiesta che fino a quel momento era nascosta, che per la prima volta reclama di voler comunicare. Dopo un malessere, la Forza indica la ripresa dell’energia vitale. La donna che entra in armonia con lui rappresenta la dimensione più sublime dell’anima, dalla quale passano le forze del miracolo.

XII – L’APPESO: con questo Arcano arriviamo al secondo grado della seconda serie decimale dei tarocchi. Condivide molti significati con la Papessa, e cioè la sosta e la raccolta. Come lei, l’Appeso si è separato dal mondo degli esseri umani ed è in uno spazio distinto. Sappiamo che a partire dall’Arcano XI tutti i numeri compiono una discesa, che simboleggia chiaramente il mondo interiore. L’Appeso va verso il basso, con i capelli che cadono giù, quasi a voler mettere radici nei mondi di sotto. Pur nella sua sosta, è una grande occasione di mutamento, tutto si ribalta, il punto di vista sulla vita cambia, forse non ci riconosciamo più nel teatrino del mondo, la mente diventa reattivo e la razionalità smette di dominare l’atteggiamento. In posizioni di blocco questa carta in una lettura può significare abusi familiari che ci fanno sentire impotenti. A volte esprime sensi di colpa dai quali non riusciamo a distaccarci, o delitti immaginari, oppure ancora il castigo che spesso ci infliggiamo da soli o sacrifici in cui ci sentiamo condannati.

L’appeso può rievocare la coscienza Cristica che sta per venire alla luce (i dodici rami tagliati, come i dodici apostoli) il suo Sacrificio Sacro per l’amore verso tutti noi. L’Appeso indica un momento di pausa, che si può sfruttare calandosi più a fondo nei progetti e nella conoscenza di sé. Può riferirsi anche a blocchi, all’inadeguatezza. È una carta che invita a riflettere sull’inevitabile avvicendarsi di alti e bassi, fortune e sfortune. Inoltre, ci indirizza verso la nostra trasformazione e verso l’accettazione della realtà, ovvero un continuo cambiamento.

XIII – L’ARCANO SENZA NOME: appartiene al grado 3 della seconda serie decimale dei Tarocchi, ed indica movimento e cambiamento. Sembrerebbe logico assegnare a questa carta il significato di Morte, lo scheletro con la falce rimanda istantaneamente a questa immagine, così intimamente radicata nella coscienza comune. Eppure, l’Arcano senza nome, non ha appunto un nome. Questa carta invita a liberarci dal passato, a una rivoluzione globale, possiamo considerarlo come un lavoro di pulizia, una purificazione indispensabile per poter proseguire. Senz’altro questa carta nelle letture evoca grandi momenti di trasformazione e rivoluzione interiore, ma non si tratta di morte o di malattia. A volte ci incita a rinunciare a qualcosa di cui possiamo fare a meno, un Sacrificio (rendere Sacro) benigno. In altri casi può essere un’abbondante rabbia nascosta che non riesce a palesarsi.

XIIII – TEMPERANZA: fa parte del grado 4 della seconda serie decimale dei Tarocchi, quella che riguarda il lavoro sulla Coscienza. Come tutti i 4, anche questo ha a che fare con la stabilità e l’equilibrio (sta ben piantato a terra, pur avendo le ali). Dopo l’opera di epurazione dell’Arcano senza Nome, giunge il tempo della propria guarigione, periodo che ha bisogno di pace. Possiamo constatare che questo Arcano non ha un articolo che precede il suo nome, né maschile né femminile, è semplicemente Temperanza. Questa carta invita a scoprire il proprio centro, la via di mezzo, il bilanciamento. Solitamente è considerata un simbolo di guarigione in arrivo, di riconciliazione. Molte volte siamo infatti scissi, tra ragione ed emotività, tra emozioni e sessualità, tra spiritualità e materialità, tra l’immagine che mostriamo in pubblico e quello che realmente siamo…

XV – IL DIAVOLO: appartenente al grado 5 dei Tarocchi rappresenta un ponte, un passaggio. Ci viene ricordato che per arrivare all’illuminazione, l’iniziato non deve ripudiare il lato primitivo (ad esempio i 2 personaggi legati, dato che presentano mescolanze di elementi bestiali e umani, sottintendono a nostri poteri ancestrali animali) ma accoglierlo, onorarlo e accompagnarlo verso la Luce. In questa carta si racchiudono tutte le potenze occulte dell’inconscio umano, positive e negative. Nelle letture il Diavolo può rammentare tutto ciò che ha a che fare con il denaro, in fin dei conti, è il grande tentatore, quindi rimanda al desiderio di ricchezza materiale. Può essere anche un contratto invitante che giunge ma che bisogna valutare al meglio. Il Diavolo può portare indifferentemente sia alla buona riuscita che alla caduta. È un augurio per tutto ciò che riguarda l’estro, la profondità del talento, l’ispirazione del vero artista. Può anche rimandare a dipendenze patologiche o psicologiche, problemi di droga o di alcol o di qualsiasi altra natura (sesso, gioco) comportamenti autolesionisti. In ogni caso, se si affrontano le paure che sovente ci evoca, questa carta ci conduce verso la nostra vera natura profonda, spingendoci a non mascherarla. La realizzazione è alla fine, essere davvero quello che si è.

XVI – LA TORRE: fa parte del grado 6 dei Tarocchi, e come L’innamorato, parla di Bellezza. In generale questa carta veniva riferita alla Torre di Babele e quindi le spiegazioni regolarmente rimandavano a qualcosa di tragico, come ad esempio i terremoti, le punizioni divine come le piaghe d’Egitto, la separazione. Ma se leggiamo in maniera accurata il passaggio della Bibbia che parla della Torre di Babele, il messaggio è lontano dall’essere catastrofico. La distruzione della Torre è la risoluzione di un problema, non è una punizione. Nelle differenti versioni dei Tarocchi, la Torre non aveva una porta. Il restauro della casa editrice Camoin (ultima e unica depositaria della Tradizione dei Tarocchi di Marsiglia) con ovviamente l’apporto basilare di Alejandro Jodorowsky, ci consente di vederla, insieme ai tre gradini iniziatici che portano ad essa. Come nelle antiche incisioni alchemiche, si vedeva la torre con una porta e i gradini, a volte sette, a volte 3. La Torre indica che qualcosa che stava chiuso, sta uscendo all’esterno. Può essere un trasferimento, un momento di grande creatività e felicità, la voglia di cambiare paese, di girovagare per il mondo, un colpo di fulmine. È una danza di festeggiamento, un nuovo agire e pensare, un’esplosione di grande energia. In negativo rimanderà a distacchi, rotture, estromissioni.

XVII – LA STELLA: nella Numerologia dei Tarocchi, il 7 è il livello più alto dell’Azione sul mondo. La Stella purificando il suo passato, purifica il futuro e l’ambiente circostante. In negativo potrebbe denotare che lei spreca invece di dare, consumando energie tormentata da un trascorso valutato negativamente dal quale non riesce a svincolarsi, angosciata da conflitti interiori dell’infanzia insoluti. A questo punto può diventare un vampiro energetico, incontentabile, che si sente sfortunato, dominato o rifiutato, che invece di restituire passerà il tempo a rinfacciare tutto quello che non ha avuto, senza comprendere che ogni cosa, anche la famiglia, è una sua creazione. In questa forma avvelenerà invece di risanare, si farà possedere da eccessi senza alcun discernimento. La Stella simboleggia la guida spirituale che ci portiamo dentro, la nostra essenza, intrinsecamente collegata alle forze più profonde e creative dell’universo; la nostra Buona Stella. Rappresenta la Fede che permette di trovare il proprio posto nel mondo, abbellirlo e coltivandolo a modo suo. Può essere anche vista come un momento di buona sorte e benessere. A volte spinge ad osservarsi dentro realmente, senza più maschere. Il messaggio principale di questa carta potrebbe essere: smettiamo di ricercare Dio in Cielo e troviamolo in Terra.

XVIII – LA LUNA: rappresenta uno dei più antichi simboli dell’umanità, l’archetipo femminile per eccellenza, la Madre Cosmica. Così come il nostro satellite riflette la luce del Sole, la sua natura sostanziale della Luna è la ricettività. È il mondo dei sogni, dell’inconscio, dell’immaginario, tutte cose associate alla notte. È interessante rilevare che non è la luna piena, ci guarda di profilo, è crescente, è in formazione e una parte di lei rimane invisibile, intrisa di mistero. Ci incoraggia ad accostarci a ciò che è celato, con intuito e fantasia, con le peculiarità tradizionalmente legate al femminino. In posizioni di blocco ci verrà da pensare alla solitudine, all’inadeguatezza di comunicare i propri sentimenti, e una fame insaziabile e compulsiva che non viene mai soddisfatta (vizi, droga, alcool, malattie legate al cibo). In generale questa carta viene associata a tutto ciò che riguarda la Madre e a tutti gli aspetti dell’inconscio, materiale psichico che emerge, il mistero intimo dell’Essere. Ci sprona a non essere eccessivamente introversi e a fluire con la vita e le nostre passioni, senza rinnegarle, a celebrare la magnificenza nascosta in tutte le cose, visibili e invisibili.

XVIIII – IL SOLE: simbolo di Vita e Luce, l’archetipo del Padre cosmico, colui che dona vita a tutti gli esseri. La raffigurazione è quella dell’astro al suo zenit, a mezzogiorno, raggiante e nel pieno della sua potenza. Questo arcano rimanda sempre a un qualche tipo di realizzazione, specifica che è l’amore incondizionato ad agire e di frequente è il presagio di un successo che ha le fondamenta in una strada calda e splendente. Il Sole esprime anche i valori ideali dell’archetipo paterno, compreso il risvegliarsi della mente maschile e dell’intelletto all’interno della femminilità. È anche possibile vederci un predominio dell’immagine ideale del padre sul consultante. Il calore del Sole è disponibile per tutti in ogni momento. Ma non scordiamo che il caldo estremo può causare decessi e aridità, trasformando l’habitat circostante in un deserto.

XX – IL GIUDIZIO: questo arcano simboleggia la Chiamata, qualcosa che abbiamo intimamente, la nostra vera sostanza, verso la quale bisogna abbandonarsi e che spesso non va verso quello che la nostra linea di pensiero reputa ammissibile. È una carta di estasi, di rinnovamento profondo e di preghiera esaudita all’istante, è l’ultimo livello verso la completa attuazione del Mondo, l’ultima carta dei Tarocchi. Tutte le energie dei Tarocchi si polarizzano nella carta del Giudizio. Questo avvenimento, annunciato dall’angelo con la sua tromba, si mostra come una voglia inarrestabile. La grande opera è completa. L’anima e l’animus si incontrano. Una nuova vita si desta, si verifica una rinascita.

Questo Arcano ricorda l’immagine che una forza che sfida la morte, agisce sulla nostra realtà: la coscienza incorporea ed eterna, che si palesa come un incitamento a vivere in un nuovo paradigma. Più volte il Giudizio rammenta al consultante le circostanze della propria nascita, ogni variante di un parto complicato o di una gestazione irrequieta, una condizione problematica intorno al venire al mondo. Il consultante potrebbe avvertire di non essere stato voluto dai genitori. Ma il senso di questo arcano consta tipicamente nella scoperta, per mezzo della terapia o altri modi, magari anche artistici, che qualunque persona (e non solo) vivente è totalmente desiderata dal Creatore e dall’universo. Non ci sono sbagli nella creazione. Quindi le problematicità che il consultante potrebbe avere sono opposizioni nei confronti della sua vera natura, del grado di consapevolezza che ci dona l’angelo.

XXI – IL MONDO: questo è l’ultimo Arcano Maggiore, ovvero il massimo compimento, la concretizzazione totale. Il Mondo richiama alla consapevolezza intima di sé stessi. È anche il tempo in cui, svincolati dai pericoli del proprio annichilimento, si comincia a riconoscere e comprendere il dolore del prossimo e a desiderare di mettersi al Servizio. Questa carta rappresenta la struttura di tutti i Tarocchi. Quattro personaggi attorniano la donna, quattro energie basilari congiunte in favore del medesimo centro. La donna dentro la ghirlanda viene illuminata da tali energie e l’uovo cosmico si schiude grazie all’opera spirituale, l’Anima Mundi si è realizzata. Qui i quattro elementi sono utili come fondamento per capire i simboli o semi degli arcani minori. Se l’arcano si trova all’inizio di un tiraggio, spesso indica un bisogno di eccellenza precedente all’azione, che è di per sé bloccante, in quanto non si può attuare nulla di importante senza commettere errori. In questa circostanza sarà valido indagare riguardo la propria nascita o le tracce della propria esperienza intrauterina o di nascita; occorrerà a quel punto domandarsi per quale motivo si resta ancora chiusi nel proprio guscio. Nelle letture, se non si trova in posizione iniziale, il Mondo denota una concretizzazione. In questo caso è un’anima colma di amore universale ed incondizionato, è soddisfatta e trionfante.

 

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